Nel corso della XV edizione della Giornata Nazionale della Formazione, il convegno dal titolo “Formazione e lavoro tra innovazione e incertezza”. Dal sistema duale alla valorizzazione del capitale umano, formazione professionale, istruzione superiore e professional career, che si è svolta a Palermo il 10 e 11 maggio 2018, L’AIF ha approfondito oltre al “Sistema Duale” la tematica della valorizzazione del capitale umano nei vari sbocchi post-scolatici.
Nell’ambito del convegno sono stata coinvolta come relatore all’interno dell’area tematica: Università, E-learning, sviluppo di nuove competenze e figure professionali emergenti. Qui, brevemente, sintetizzo il mio intervento in riferimento alle domande che il moderatore Giuseppe Caramma mi ha posto.
1. Quali saranno le nuove professionalità nell’economia del XXI secolo?
Il mondo del lavoro insieme alle nuove professionalità stanno subendo una profonda trasformazione culturale dovuta alle nuove abitudini sociali, senza tralasciare le innovazioni digitali.
La diffusione delle nuove tecnologie informatiche è un processo irreversibile e sia il sistema delle imprese, sia la forza lavoro devono prepararsi ad adattarsi ad esse.
Ad esempio, la figura del social media manager, lo specialista nella gestione delle pagine Facebook o Instagram, non compariva nei Cv. Chi dieci anni fa ha investito in un corso di formazione e ha sperimentato il linguaggio dei social network oggi può dirsi un professionista. C’è un dato sul quale è necessario iniziare a ragionare da subito ed è quello fornito dallo studio del World Economic Forum: il 65% dei bambini che oggi vanno a scuola, una volta diplomati o laureati, svolgeranno dei lavori che ad oggi ancora non esistono, ma che possiamo provare ad immaginare.
Secondo il forum di Davos, entro il 2020 si prevede la perdita di 7.1 milioni di posti di lavoro, la maggior parte nei ruoli amministrativi. Contemporaneamente però ci sarà anche un incremento fino a 2 milioni di posti di lavoro nelle professioni del settore delle tecnologie, della matematica e dell’ingegneria. Tra i posti perduti e quelli guadagnati, resta un “buco” di 5,1 milioni di posti di lavoro. Inoltre, stiamo viaggiando verso una via in cui la macchina sostituirà l’uomo nel lavoro.
Si stima che entro il 2033, i settori in cui la manodopera rischia più di essere sostituita dalle macchine riguardano l’agricoltura e la pesca, la manifattura e in maniera importante il commercio. Nonostante nelle province italiane si continui a investire nella costruzione di grossi centri commerciali, la tendenza sempre più diffusa è quella dell’acquisto su internet. In prospettiva ci saranno sempre meno commessi non specializzati e più specialisti dell’e-commerce. I settori in cui invece, nonostante tutto, continuerà a rimanere improbabile la sostituzione uomo-macchina, sono quelli dell’istruzione e della salute.
2. Quali saranno i lavori del futuro?
Tre processi inarrestabili influiranno più di altri: la tecnologia e internet, l’invecchiamento della popolazione, il riscaldamento globale. Il commercio continuerà a spostarsi fino ad assestarsi sull’e-commerce, ci saranno sempre meno negozi di vicinato e più store on line. Di conseguenza sempre più aziende investiranno sulla pubblicità e sulla gestione del marchio online, dall’immagine alla vendita. Manager dell’e-commerce, seo manager sono già oggi delle figure professionali più che reali.
I BIG DATA. Viviamo in una società informatizzata, dai telefoni cellulari ai computer degli uffici pubblici: ogni minuto vengono creati, immagazzinati e condivisi milioni di dati. E spesso si tratta anche di dati sensibili. È utile dunque formare dei data scientist, ovvero persone capaci di gestire tutte queste informazioni.
In Italia il 22,3% della popolazione ha più di 65 anni, una percentuale che nei prossimi anni aumenterà. Dal punto di vista occupazionale si apre uno scenario nel quale serviranno sempre più persone disponibili a occuparsi dei più anziani, sia nella cura sia nelle attività di vita quotidiana.
In riferimento al futuro del pianeta, il riscaldamento globale ci costringe a un’economia a basse emissioni. La trasformazione in un’economia più verde, che sappia sostenere l’adattamento agli effetti dei cambiamenti climatici, genererà nuovi posti di lavoro aggiuntivi in tutti i settori economici. I lavori verdi (green jobs) sono quelli che si impegnano per minimizzare ogni forma di spreco e inquinamento, per ridurre l’impatto ambientale delle imprese migliorandone l’efficienza energetica, per un uso efficiente delle materie prime come l’acqua. Secondo uno studio Ocse, sarà necessario trovare soluzioni alla gestione e al riciclaggio dei rifiuti e alla sostenibilità dei trasporti. Ma sarà anche necessaria un’industria mineraria ed estrattiva con reti intelligenti e una nuova tecnologia nella costruzione e gestione degli edifici.
3. Da queste professioni emergenti, quali skill vengono generati?
Le aziende oggi sono alla ricerca di nuove figure professionali per supportare l’evoluzione dello sviluppo e del business. MULTICANALITÀ, DIGITALIZZAZIONE, VIRTUALIZZAZIONE, CLOUD MOBILE, SOCIAL, BIG DATA, per gestirli servono nuove skill, sempre più interfunzionali, crossmediali e multidisciplinari.
La DIGITAL REVOLUTION ha coinvolto ogni settore della nostra società: economia, scuola, cultura; soprattutto il mondo del lavoro ha risentito positivamente di questi cambiamenti. Partecipare attivamente a queste innovazioni online vuol dire apprendere abitudini inedite, le cosiddette DIGITAL SOFT SKILL.
Sempre più “l’effetto digitale” si estende a macchia d’olio. Tra i settori in rapida crescita nel nostro paese c’è senza dubbio il Web, senza considerare la forte spinta delle aziende a diventare industrie 4.0.
Riuscire ad acquisire competenze trasversali significa essere in grado di trasformare il sapere tecnico in prestazioni lavorative efficaci. Le skill tecnologiche e manageriali devono abbinarsi a soft skill quali la leadership, intelligenza emotiva e pensiero creativo.
A mio avviso le skill che saranno indispensabili tra un paio di anni per lavorare nell’industria 4.0 sono:
- CAPACITÀ DI PROBLEM SOLVING IN CONTESTI COMPLESSI
Ciò significa che occorre avere l’elasticità mentale per trovare una soluzione a problemi mai visti prima. In un mondo dominato da problemi di difficile risoluzione, come ad esempio la povertà, il terrorismo e i cambiamenti climatici, riuscire nel problem-solving anche in contesti di questo tipo vuol dire avere una marcia in più. Ovviamente questo non significa cambiare il mondo, ma semplicemente individuare nel minor tempo possibile le criticità e riuscire in qualche modo a intervenire e a fare la differenza.
- IL PENSIERO CRITICO
Vale a dire individuare tutte le possibili soluzioni e tutti i pro e i contro di ognuna, ovviamente nel minor tempo possibile.
- CREATIVITÀ
Con l’enorme mole di nuovi prodotti, nuove tecnologie e nuovi modi di lavorare, i dipendenti dovranno diventare più creativiper poter sfruttare al meglio tutte queste novità.
I robot, infatti, per quanto possano aiutarci a lavorare più velocemente, non possono essere creativi come gli umani, o almeno non ancora.
- LA GESTIONE DELLE RISORSE
Nonostante lo sviluppo di automazioni e intelligenza artificiale, i dipendenti rappresenteranno sempre la risorsa più importante in un’azienda. Gli esseri umani, tendono anche a distrarsi o a perdere la motivazione in ciò che fanno. Per questo motivo in futuro per i manager, i dirigenti e anche per i responsabili delle risorse umane sarà di vitale importanza motivare i propri team, ottimizzare la loro produttività e rispondere ai loro bisogni. La possibilità di diventare un grande manager è collegata al possesso dell’intelligenza emotiva, utile per riuscire a capire come delegare i compiti e come sviluppare un proprio modo di gestire le risorse.
- COLLABORAZIONE
Le cosiddette SOCIAL SKILLacquisiranno un’enorme importanza in futuro, questo dato dipende dal fatto che le aziende stanno puntando molto sulle capacità relazionali per creare team forti, e per farlo hanno bisogno di dipendenti che lavorino e si relazionino bene con gli altri. La collaborazione è ancora un punto cruciale perché è qualcosa con cui i robot non possono contribuire, mentre gli esseri umani sì: l’interazione tra colleghi influisce molto sulla produttività, per questo motivo è importante avere forti doti comunicative e la capacità di lavorare con personalità diverse dalla propria. - INTELLIGENZA EMOTIVA
Anche l’intelligenza emotiva sta diventando sempre più una competenza fondamentale in ogni ambiente di lavoro, sempre per la questione del team building: avere la capacità di comprendere le emozioni e gli stati d’animo dei colleghi e di modificare i nostri comportamenti di conseguenza per mantenere sempre un ambiente di lavoro ottimale.
- CAPACITÀ DI GIUDIZIO E DI PRENDERE DECISIONI
Anche la capacità di giudizio e di prendere decisioni rivestirà un ruolo importante, soprattutto con lo sviluppo consistente dei cosiddetti big data, un’enorme mole di dati da utilizzare per stabilire strategie di business e per prendere decisioni importanti per l’azienda. Per non perdersi tra numeri e informazioni di varia natura, è necessario capire come utilizzarli al meglio: per riuscirci bisogna innanzitutto imparare a usare gli strumenti adatti allo scopo, e poi capire come questi tool possono aiutarci a rispondere a precise esigenze e a prendere determinate decisioni.
- SERVICE ORIENTATION
La service orientation è la capacità di riuscire ad aiutare gli altri, ossia a individuare, riconoscere, analizzare i bisogni delle persone per soddisfarli al meglio, riuscendo anche ad anticipare i loro bisogni futuri.
Questa capacità diventerà vitale in un mercato sempre più competitivo, dove bisognerà riuscire a intercettare e comprendere subito i bisogni dei consumatori, e dunque dei possibili clienti, per creare delle offerte ad hoc e proporre loro dei prodotti utili per soddisfare le loro necessità.
- NEGOZIAZIONE
Se molte attività lavorative potranno essere automatizzate, altre, invece, richiederanno sempre delle social skill, come ad esempio la capacità di interazione e di negoziazione, essenziale per confrontarsi con colleghi, superiori e soprattutto con i clienti.
- FLESSIBILITÀ COGNITIVA
La flessibilità cognitiva consiste nel riuscire ad avere una mente elastica: è la capacità di destreggiarsi e muoversi tra diversi sistemi o metodi di pensiero. Più si è agili e maggiore sarà la possibilità di individuare nuovi percorsi e di creare nuove associazioni di idee.
4. Dall’attuale momento dai continui cambiamenti repentini quale ruolo può svolgere la formazione professionale e continua?
Metaforicamente parlando vedo la formazione come un ponte che collega due sponde, il vecchio e il nuovo, l’esperienza e il cambiamento, essa deve essere lo strumento che guida l’individuo a generare nuove visioni che lo condurrebbero a nuove scelte ed opportunità di evoluzione, sviluppando nuove competenze che portano la persona ad essere resiliente. Per far ciò la formazione deve essere come la cera ponga, prende la forma che gli dai. Mi piace concludere il mio intervento con una domanda che deve portare a ciascuno di noi, in riferimento al ruolo che svolge nella società, a riflettere su “Cosa stiamo facendo oggi per preparare le prossime generazioni al mondo di domani?